3 dicembre 2009

Qual'è il tuo grado di Net activity?

Una volta erano gli stili di vita Eurisko, la grande mappa che attraverso indicazioni socio-demografiche, valori individuali e l'utenza dei mass media tradizionali deduceva per noi il modello di consumo tipo dei diversi profili (con le immaginifiche definizioni di sognanti, lavoratori d'assalto, le elite ecc..).

Ora, in un'epoca segnata dalle adesioni crescenti ai social network (è notizia recente il raggiungimento di Facebook a quota 350 milioni di iscritti) si possono ipotizzare diversi profili di utilizzatori del web e il loro modello di consumo per integrare quelle mappe?

Sappiamo bene quanto l'evoluzione culturale e la dimestichezza con la rete (soprattutto in Italia che sconta ancora un digital divide importante) è ancora ben lungi da sostituire i canali tradizionali con quelli virtuali (ma sempre più reali), ma perdere di vista l'importanza del web per informarsi, confrontare e confrontare i prodotti non è una decisamente buona idea.

Vediamo come il consumatore si muoveva e si muoverà per scegliere un prodotto o un servizio. Possiamo suddividere il comportamento dei consumatori in tre tipologie di iter:

Nel decennio 1993 - 2003 il consumatore guardava la pubblicità in televisione e sui giornali, qualche occhiata a manifesti e poster. Sentiva in giro tra amici e colleghi, poi passava alla visita e all'osservazione dei prodotti e spesso nella scelta finale era influenzato dal valore emotivo della marca, dalla pubblicità televisiva efficace, dal packaging evocativo.

Dal 2003 al 2008 una delle prime azioni che fa il consumatore è cercare sul web: navigare attraverso i siti dei brand ed i portali che possono fornire una prima descrizione del prodotto. Infine, se la ricerca ha esito positivo, mi informo on-line sul punto vendita più vicino a me e vado in negozio ad acquistarlo. La comunicazione in rete diventa determinante, anche se permane l'importanza degli altri media e il valore di marca.

Nei prossimi anni, si può arrivare ad ipotizzare non più di due anni, per cui fino al 2011, il consumatore cercherà e confronterà i prodotti su blog, forum e social network, ambienti dinamici di discussione, e questo lo porterà in pochissimo tempo ad avere una massa di informazioni tale per cui il suo acquisto si rivelerà come da aspettativa al 99,99% !! Probabilmente acquisterà on-line e sarà sicuro di aver deciso per un prodotto affidabile, proveniente da un produttore affidabile e che risponda a pieno alle sue esigenze.

Allora come inserire questi comportamenti di consumo emergenti all'interno degli stili di vita? Abbiamo trovato molto interessante The Social technographics Ladder, una classificazione dei comportamenti delle persone rispetto al web e il grado di socialità che il web mette a disposizione di tutti.

La net-activity è massima tra i creativi, coloro che tengono un proprio blog, caricano video e immagini, scrivono articoli; seguono poi i critici, che scrivono sui forum, recensionano, commentano blog altrui; poi quelli che organizzano i contenuti usando l'rss, taggano pagine o foto detti collezionisti; i joiners sono quelli che hanno un profilo di Facebook e lo aggiornano frequentemente; gli spettatori sono consumatori di contenuti web (blog, video, podcast ecc) senza però partecipare attivamente e infine gli inattivi, che non creano nè consumano contenuti web.

Come e cosa comprano questi diversi utenti della rete? Quanto questa net-activity influenzerà il loro profilo di consumo?

Il cerchio non è ancora chiuso, costruire o integrare il modello degli stili di vita con i comportamenti sulla rete è forse ancora troppo azzardato, ma il tema è aperto ai commenti e ai contributi perchè dalla discussione nasceranno i nuovi profili di consumo all'epoca del web.


1 commento:

  1. Le aziende dovrebbero capirlo, e in fretta, per sfruttare i vantaggi competitivi! tuttavia spesso non è così. E purtroppo non è soltanto un problema a livello imprenditoriale, ma anche a livello "accademico", di idee, di politica e di analisi: internet e il carico di innovatività che rappresenta spaventa i vecchi baroni e una classe politica che non hanno gli strumenti per capirlo. Quindi (ahime) viva il digitale terrestre...

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