18 dicembre 2009

Natale e neve: il meteo è business

Se si inserisce la parola "meteo" su google.it i risultati trovati sono circa 35,7 milioni. La neve di questi giorni al Nord Italia ci ha spinto ad esaminare un settore in espansione. Bollettini, news, webcam cercano di sondare, scrutare, ipotizzare le condizioni meteorologiche.
Le "weather forecasts" appassionano, sempre di più, sono argomento di conversazione.
Siamo diventati sempre più esperti: se una volta si parlava di temperatura e basta, ora si parla di "percepita", percentuale di probabilità delle precipitazioni, umidità, intensità dei raggi UV ecc.
Ma il meteo è business? Pare proprio di si, almeno per alcuni settori in cui il fattore tempo è determinante per la pianificazione e la programmazione. Pensiamo ad esempio a settori quali turismo, sport, spettacolo, nautica, agricoltura, edilizia, trasporti e media. E allora nascono servizi e prodotti che consentono di monitorare l'andamento meteo sulla rete viaria, nelle località turistiche, sui circuiti sportivi: dai bollettini puntuali ad avvisi di allerta per fenomeni avversi, veicolati via e-mail o sms. Addirittura per l'agricoltura possono essere pianificate produzioni e vendite, per prodotti stagionali e il cui consumo risente dell'andamento meteorologico, quali ad esempio frutta e verdura e gelati.
Per augurarvi Buone feste abbiamo trovato questo, direttamente dal Weather Channel. Ci sembra in perfetto tema Christmas, nel caso Babbo Natale guardi le previsioni per portare i doni ai bambini. Auguri!

11 dicembre 2009

Copenhagen o Kyoto? Nell'attesa scelgo green

In attesa che il vertice Onu sui cambiamenti climatici definisca responsabilità e le molte aspettative si spera diventino effettive, il settore privato e le aziende sembrano avere prima degli Stati compreso come muteremo le nostre abitudini in fatto di consumi.

Il tema del rispetto ambientale e dell’ecosostenibile è stato declinato dalle aziende in un’innumerevole quantità di versioni: il green living, la green tech, i green motors. Sono solo semplificazioni del marketing o effettivamente sta cambiando il modo in cui i consumatori sceglieranno come fare la spesa, viaggiare ecc., ma soprattutto come questi mutamenti stanno influendo e influiranno sulle percezioni e i bisogni dei consumatori?

Vediamo alcuni esempi che ci sembrano interessanti per misurare il polso dei tempi.

Sul fronte dei consumi fuori casa la rivoluzione è appena cominciata: la richiesta di trasparenza nei confronti della provenienza di prodotti locali (il cosiddetto a km zero), i sistemi di tracciabilità delle materie prime utilizzate per la preparazione dei cibi, la gestione dei rifiuti e il risparmio idrico ed energetico responsabile, saranno soltanto alcuni degli elementi che influenzeranno sulla scelta dei locali dove consumare i pasti (siano essi la mensa scolastica per i propri figli, il ristorante dove trascorrere la serata o il self service dove consumare la pausa pranzo).

Emblematico in questo caso è la nascita del Green Management Institute che si definisce “il punto di incontro tra i bisogni delle amministrazioni pubbliche e il sistema imprese: le aziende che fanno capo al GMI rappresentano le eccellenze dei rispettivi settori di riferimento, sono di dimensioni piccole e medie, in fase di sviluppo. GMI le accompagna nel loro percorso di crescita attraverso campagne di promozione, di apertura di nuovi canali e di legittimazione nei confronti delle istituzioni.”

E’ nata persino la Ecoradio in cui le PMI aderenti raccontano le loro esperienze sui sistemi organizzativi e gestionali coerenti con l’iniziativa del GMI.

Anche le città e le amministrazioni locali si adeguano e si moltiplicano le iniziative di sensibilizzazione per la governance delle nostre città. Interessante ad esempio il premio istituito dall’Associazione comuni virtuosi denominato I comuni a cinque stelle. Si tratta infatti di un premio creato per sensibilizzare le amministrazioni locali in materia di best practises di sostenibilità ambientale a cui i piccoli comuni sembrano più sensibili e più facilitati ad attuare rispetto alle grandi città.

Nell’anno 2009 la giuria, composta da amministratori locali, giornalisti ed esperti in campo ambientale, ha assegnato premi in cinque categorie diverse: miglior Gestione del territorio, Migliore Impronta ecologica, Migliore gestione dei Rifiuti, Miglior sistema di Mobilità e Nuovi stili di vita. Hanno vinto rispettivamente i comuni di: Santa Caterina dello Ionio (CZ),San Benedetto del Tronto (AP), ex equo Mercato San Severino (SA) e Pettorano Sul Gizio (AQ), Castelfranco Veneto (TV), Sasso Marconi (BO).

Infine la giuria ha ritenuto di premiare il Comune di Bra in tutte e cinque le categorie del Premio, per la qualità e la trasversalità delle proposte attuate dal comune.

E per quanto riguarda l’advertising? Sintomatico è il premio che Goviral assegnerà alla campagna online che meglio ha contribuito a plasmare l'industria, nonché coinvolgere e divertire milioni di persone in tutto il mondo.

Quella che ci ha maggiormente colpito nell’ambito green è la proposta di Fiat Auto con la campagna Eco:Drive, nominata tra le migliori campagne viral del 2009. Di che si tratta? Eco:Drive è un software scaricabile gratuitamente dal sito dell'iniziativa che ha come scopo quello di aiutare i drivers a imparare a utilizzare l’auto in maniera più responsabile, verificando periodicamente le emissioni e le abitudini del conducente semplicemente passando i dati di guida dalla chiavetta usb dalla propria Fiat al pc di casa. Questo stabilisce sicuramente un nuovo tipo di rapporto tra consumatore, auto e media digitali.

Entriamo perciò nel decennio del green style? Pare proprio di si. Sarà interessante verificare se sarà solo un mutamento apparente o avverrà anche nelle modalità di acquisto, frequentazione e consumo di tutti noi.

3 dicembre 2009

Qual'è il tuo grado di Net activity?

Una volta erano gli stili di vita Eurisko, la grande mappa che attraverso indicazioni socio-demografiche, valori individuali e l'utenza dei mass media tradizionali deduceva per noi il modello di consumo tipo dei diversi profili (con le immaginifiche definizioni di sognanti, lavoratori d'assalto, le elite ecc..).

Ora, in un'epoca segnata dalle adesioni crescenti ai social network (è notizia recente il raggiungimento di Facebook a quota 350 milioni di iscritti) si possono ipotizzare diversi profili di utilizzatori del web e il loro modello di consumo per integrare quelle mappe?

Sappiamo bene quanto l'evoluzione culturale e la dimestichezza con la rete (soprattutto in Italia che sconta ancora un digital divide importante) è ancora ben lungi da sostituire i canali tradizionali con quelli virtuali (ma sempre più reali), ma perdere di vista l'importanza del web per informarsi, confrontare e confrontare i prodotti non è una decisamente buona idea.

Vediamo come il consumatore si muoveva e si muoverà per scegliere un prodotto o un servizio. Possiamo suddividere il comportamento dei consumatori in tre tipologie di iter:

Nel decennio 1993 - 2003 il consumatore guardava la pubblicità in televisione e sui giornali, qualche occhiata a manifesti e poster. Sentiva in giro tra amici e colleghi, poi passava alla visita e all'osservazione dei prodotti e spesso nella scelta finale era influenzato dal valore emotivo della marca, dalla pubblicità televisiva efficace, dal packaging evocativo.

Dal 2003 al 2008 una delle prime azioni che fa il consumatore è cercare sul web: navigare attraverso i siti dei brand ed i portali che possono fornire una prima descrizione del prodotto. Infine, se la ricerca ha esito positivo, mi informo on-line sul punto vendita più vicino a me e vado in negozio ad acquistarlo. La comunicazione in rete diventa determinante, anche se permane l'importanza degli altri media e il valore di marca.

Nei prossimi anni, si può arrivare ad ipotizzare non più di due anni, per cui fino al 2011, il consumatore cercherà e confronterà i prodotti su blog, forum e social network, ambienti dinamici di discussione, e questo lo porterà in pochissimo tempo ad avere una massa di informazioni tale per cui il suo acquisto si rivelerà come da aspettativa al 99,99% !! Probabilmente acquisterà on-line e sarà sicuro di aver deciso per un prodotto affidabile, proveniente da un produttore affidabile e che risponda a pieno alle sue esigenze.

Allora come inserire questi comportamenti di consumo emergenti all'interno degli stili di vita? Abbiamo trovato molto interessante The Social technographics Ladder, una classificazione dei comportamenti delle persone rispetto al web e il grado di socialità che il web mette a disposizione di tutti.

La net-activity è massima tra i creativi, coloro che tengono un proprio blog, caricano video e immagini, scrivono articoli; seguono poi i critici, che scrivono sui forum, recensionano, commentano blog altrui; poi quelli che organizzano i contenuti usando l'rss, taggano pagine o foto detti collezionisti; i joiners sono quelli che hanno un profilo di Facebook e lo aggiornano frequentemente; gli spettatori sono consumatori di contenuti web (blog, video, podcast ecc) senza però partecipare attivamente e infine gli inattivi, che non creano nè consumano contenuti web.

Come e cosa comprano questi diversi utenti della rete? Quanto questa net-activity influenzerà il loro profilo di consumo?

Il cerchio non è ancora chiuso, costruire o integrare il modello degli stili di vita con i comportamenti sulla rete è forse ancora troppo azzardato, ma il tema è aperto ai commenti e ai contributi perchè dalla discussione nasceranno i nuovi profili di consumo all'epoca del web.