27 aprile 2011

Lavoro offresi: stiamo cercando “giudici” per analisi sensoriale a Bologna


Siamo alla ricerca di persone curiose che vogliono prendere parte a un gruppo di analisi sensoriale sui tessuti.
  • Cos’è l’analisi sensoriale?

L’analisi sensoriale è un insieme di test e verifiche che utilizza i 5 sensi, con una metodologia scientifica, per valutare un prodotto o un servizio.

  • Cos’è un giudice?

Chi testa tramite l’analisi sensoriale un prodotto o servizio viene chiamato “giudice”; l’insieme dei giudici è chiamato “panel”, e chi li guida viene definito “panel leader”.

  • A cosa serve fare il giudice di analisi sensoriale?

L’attività di giudice in questo caso è richiesta per una ricerca condotta dal CNR sulla morbidezza di tessuti da utilizzare in prodotti destinati a donne, anziani e bambini. L’obiettivo della ricerca è migliorare il prodotto.

I tuoi dati saranno trattati esclusivamente da Link Associati, nel pieno rispetto della vigente normativa sulla tutela della privacy e le tue abitudini personali e di consumo non verranno mai trasmesse ad altri soggetti.

  • Cosa stiamo cercando?

Stiamo cercando 15 giudici.

  • Che tipo di impegno è richiesto?

Sono previste 3 sedute di addestramento e 10 sedute di rilevazione. Ogni seduta avrà la durata di 2 ore ciascuna e si terrà presso la sede di Bologna del CNR in via Gobetti 101.

L’addestramento prevede 3 sedute

La partecipazione all’addestramento è obbligatoria: chi salta una seduta di addestramento non potrà essere inserito nel panel di rilevazione. La partecipazione alle sedute di addestramento è a titolo gratuito. Coloro che saranno selezionati per le rilevazione riceveranno un gettone di presenza solo per sedute in cui saranno eseguiti i test.

Per le sedute di addestramento le fasce orarie possibili sono o dalle ore 14.00 alle ore 16.00 o dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Ne sceglieremo una che favorisca la più ampia partecipazione dei candidati. Sarà quindi raccolta la preferenza per uno dei due orari in fase di selezione.

Le date previste sono:

seduta 1 addestramento ->16 maggio

seduta 2 addestramento ->18 maggio

seduta 3 addestramento ->23 maggio

L’addestramento sarà condotto da un panel leader appartenente allo staff del CNR, che spiegherà le tecniche da adottare, gli obiettivi e fornirà le indicazioni operativi per la realizzazione dei test. Al termine dell’addestramento i ricercatori del CNR faranno una valutazione sulle capacità e sulla propensione all’analisi sensoriale di ciascuno selezionando i partecipanti alle sedute di rilevazione

Le sedute di rilevazione (quelle in cui si eseguiranno i test) sono state organizzate in 2 cicli di 5 sedute ciascuno. Il primo ciclo di 5 sedute di rilevazione è stato calendarizzato; le sedute saranno concentrate tra il mese di maggio e il mese di giugno con il seguente calendario sintetico.

24/05 1 seduta

dal 30/05 al 3/06 pausa

6/06- 8/06 2 sedute

13/06- 15/06 2 sedute

Il secondo ciclo di 5 sedute di rilevazione non è ancora stato calendarizzato, è però stata già definita la frequenza di impegno.

Settimana 1 – 1 seduta

Settimana 2 – 2 sedute

Settimana 3 – 2 sedute

  • È un impegno retribuito?

I giudici riceveranno un gettone di presenza solo per le sedute di rilevazione, sono escluse quindi le 3 sedute di addestramento. L’importo previsto è di 20 euro (lordi) a seduta.

Per coloro che avranno partecipato a tutte le sedute di test è previsto un ulteriore gettone di presenza pari a 50 euro lordi. I pagamenti dei gettoni di presenza saranno effettuati 30 giorni dopo la conclusione dei cicli di rilevazioni. Questo periodo è necessario ai ricercatori per valutare la qualità delle rilevazioni effettuate e autorizzare il pagamento.

I rilevatori selezionati saranno convocati da parte di nostri operatori in base al calendario di dettaglio fissato con CNR/IBIMET. Saranno inoltre verificate le intenzioni di presenza per ogni seduta, al fine di ottimizzare l’organizzazione delle rilevazioni.

Ad ogni seduta saranno raccolte le firme di presenze (entrata e uscita).

L’incarico, relativo alle rilevazione, e non alla fase di addestramento sarà inquadrato come prestazione occasionale.

Per eventuali informazioni e chiarimenti puoi contattare Paola Ragazzini in orario d’ufficio al 0514156070 o inviare un curriculum se sei disponibile a un colloquio di selezione a segreteria@linkassociati.it

13 gennaio 2011

La Qualità è morta. Lunga vita alla Qualità


La Qualità totale (TQM) se proprio non è morta, non sta sicuramente molto bene. La chiusura della rivista “De Qualitate” o, meglio, la sua trasformazione in una rivista di management, mi sembra sintomatica.

Considerando che si tratta di un settore in cui aziende e organizzazioni hanno investito ed in parte stanno ancora investendo significative risorse, viene da chiedersi: è stata utile la Qualità, sono serviti questi investimenti? Ha senso investire ancora in questi settori?

Vedo di rispondere con alcune considerazioni

La Qualità è stata rivoluzionaria. Bisogna riconoscere che l’esperienza della “certificazione di Qualità” è stata la prima applicazione di massa di nuove metodologie di gestione. L’avere indotto migliaia di imprese e organizzazioni a riflettere sui propri processi produttivi o, quantomeno, a formalizzarli se non a ottimizzarli, ha costituito, in una realtà dominata da piccole imprese con una forte tradizione orale, un’indubbia rivoluzione.

I limiti dell’approccio sono però oggi evidenti e sono di diversa natura:

Lo strumento è stato svilito: l’eccessiva sottolineatura della valenza certificativa (il marchio di Qualità), il troppo peso dato al rispetto delle regole formali e l’inflazione di documentazione, hanno portato ad una perdita di autorevolezza dello strumento. Gli enti di certificazione hanno puntato più a inventarsi nuovi certificati, con costi e requisiti sempre più facilmente accessibili, piuttosto che ad un progressivo innalzamento del livello qualitativo delle imprese certificate (che d’altra parte si sono convinte che basta pagare per avere il “certificato”).

Non è abbastanza flessibile. Il cambiamento tecnologico e la crisi chiedono alle organizzazioni non solo il miglioramento continuo e l’ottimizzazione dei cicli produttivi esistenti, ma forti discontinuità e flessibilità produttive ed organizzative. Occorre cambiare rapidamente i prodotti, le tecnologie e quindi anche i sistemi produttivi, con una rapidità che mal si adatta ai sistemi di Qualità così come li conosciamo oggi.

Il web abolisce le procedure standard. Infine, ma non meno importante, il web sta focalizzando l’attenzione non tanto sul processo produttivo, ma sul rapporto fra impresa e cliente. E’ sempre più il cliente e non l’azienda che definisce direttamente le specifiche del prodotto e del servizio, rendendo difficile definire “procedure standard”.

Come far riaffiorare quindi gli aspetti positivi della Qualità?

Io propongo due vie perché la Qualità ritorni ad essere uno strumento utile per le imprese:

Il superamento della Qualità passa attraverso la Qualità. I cambiamenti evidenziati richiedono un approfondimento ed un aggiornamento dei principi del TQM, ma non ne possono prescindere, anche come cultura diffusa dell’organizzazione, e da questo punto di vista le imprese italiane devono fare ancora molta strada.

La Qualità non è la certificazione. L’eccessiva identificazione fra i due concetti rischia invece di far perdere di vista alle imprese i motivi per cui si deve investire sul miglioramento qualitativo della propria impresa.

31 dicembre 2010

Pensieri associati per augurarvi Buon 2011!

Per l’ultimo giorno dell’anno noi di Link Associati abbiamo pensato di unire almeno per una volta nello spazio di un post tutti i nostri pensieri per il 2011.

Eccoli qui (in rigoroso ordine alfabetico)

Anna Lusa

“L’unica verifica sono i risultati”

Lavoriamo su vari modelli di interpretazione della realtà per verificare la fattibilità e come dovrà essere la formula di intervento commerciale o un supermercato o un discount o un locale di ristorazione in un determinato luogo; gli strumenti (modelli) e i dati non ci bastano mai.

Cerchiamo dati ed elementi qualitativi per comprendere se e in quale misura la popolazione di un territorio si muove per i propri acquisti; che cosa cerca, come lo fa, con chi, quanto spende. Anche su questo c’è sempre qualcosa che sfugge; vorremmo sapere di più per fornire un indirizzo chiaro agli operatorio commerciali e agli amministratori locali ma i budget sono limitati e ci sentiamo ripetere che non possiamo sempre continuare a fare delle analisi per avviare progetti di valorizzazione di un’area commerciale naturale.

Ci basta forse sapere che nelle aree collinari la direzione della spesa ha lo stesso comportamento dell’acqua (cioè scende a valle)?

Fa piacere passare davanti a un supermercato di cui si è fatto lo studio di fattibilità nel passato ma anche qui rimane la domanda se realizza quanto si era previsto oppure sta per chiudere, e certamente se va bene il merito non è nostro ma di chi gestisce l’attività.

Perciò l’impegno è:

  • ricercare risultati che verificano la validità del nostro lavoro e non valutare un nostro lavoro sulla base della nostra soddisfazione o il riconoscimento di altri;
  • non rinunciare a guardare e ricercare tutti gli aspetti della realtà (comportamenti, valori, propensione di spesa, mobilità, etc) perciò fare sopralluoghi, analizzare dati, risultati di indagini pur sapendo che tutti gli aspetti non possiamo misurarli;
  • sottoporre ad altri (colleghi, clienti, amici, osservatori) la verifica dell’efficacia del nostro lavoro.

Barbara Bacchelli
Il 2011 comincerà all’insegna della promozione del nuovo portale del commercio di San Lazzaro di Savena, a cui vorrei far collaborare attivamente tutti i commercianti. Mi aspetta perciò un’opera di coordinamento davvero delicata. Per quanto riguarda il marketing territoriale e il place branding mi piacerebbe introdurre ancora con più decisione in un progetto il web 2.0 (nell’attesa di far fare checkin nei più remoti angoli italiani). Da ultimo, ma non ultimo, il mio impegno quotidiano per far crescere il brand Link Associati: attraverso feed quotidiani, twitter, facebook e friendfeed desidero che il nostro team aumenti ancora di più la notorietà e che fiocchino gli inviti a importanti speech.

Per quanto riguarda i risultati 2.0 del nostro team vorrei:

  • che aumentassero le conversazioni su Facebook (e che scaturissero nuovi legami, opportunità di lavoro e di socializzazione)
  • twitter: che fosse uno strumento ancora più utilizzato e condiviso
  • che questo blog fosse aggiornato quotidianamente
  • avere molti più followers del Link Associati daily

Marco Leoni

Viviamo in un periodo e in un mondo in cui fare previsioni sta diventando impossibile ed è quindi forte la tentazione di vivere alla giornata (o di ricorrere all’oroscopo per indirizzare il nostro agire).

In realtà la vera difficoltà è capire, nel marasma informativo in cui siamo, che cosa è destinato a passare, magari cambiando poco o nulla della nostra attività e cosa invece è destinato a cambiare in profondità le nostre vite. Il compito non è facile perché spesso le cose effimere fanno più rumore di quelle sostanziali e questo ci confonde e ci impaurisce, rischiando di paralizzare la nostra iniziativa.

Vorrei che quello che facciamo noi di Link (ricerche e consulenze), aiutasse i nostr clienti a orientarsi meglio in questo mare tempestoso, non solo indicando la direzione, ma anche la strada e i mezzi per raggiungere la meta.

Credo anzi che il passaggio da guida stradale (collettore di informazioni utili, ma statiche) a navigatore satellitare (che fornisce all’utente informazioni dinamiche, personalizzabili e interattive) possa rappresentare un’efficace metafora del nostro impegno per il nuovo anno.

Paola Ragazzini

L’anno nuovo comincia con 3 mesi di intenso lavoro di ricerca, su 3 argomenti che mi interessano molto e che trovo molto attuali:

  • l’innovazione di prodotto nel turismo, in questo caso presentata attraverso la case history della Motor Valley (Emilia Romagna)
  • il turismo giovanile, con la realizzazione per il terzo anno consecutivo dell’Osservatorio che sarà presentato a Children’s tour
  • l’ecostenibilità nello sviluppo turistico territoriale, che affronterò con due ricerche in Sardegna

Per gli altri mesi prevedo difficoltà sul fronte commerciale, dato che la scelta di investire in ricerca o consulenza dipende molto dalla capacità imprenditoriale e dalle disponibilità economiche dei committenti e la crisi funziona da deterrente.

Sugli stimoli e sui temi su cui promuovere la mia attività invece le previsioni sono positive. Il turismo 2.0, l’innovazione, la riqualificazione del territorio in forma integrata tra turismo e altre attività imprenditoriali locali rappresentano per me argomenti molto interessanti su cui crescere e lavorare.

Lo conferma anche l’oroscopo dei Pesci di Rob Brezsny!!

Vi augurano Buon Anno anche Nicoletta e Giovanna che, per ragioni diverse ma egualmente valide, non hanno potuto scrivere il loro pensiero per il 2011.

Auguri!

1 dicembre 2010

Portali del commercio: se shopping e network s’incontrano

Parlare di siti web sembra ormai argomento arcaico, ma troppo spesso gli addetti ai lavori dimenticano che una grande parte delle pmi non hanno ancora raggiunto la piena conoscenza di questo tipo di canale e, anzi, si muovono disorientati tra le mille proposte di realizzazione di siti che puntano ora sull’elemento prezzo, ora sulla scenograficità dell’aspetto.

Se in Italia si assiste ancora a diverse resistenze ad accettare il web come uno degli strumenti principali per la veicolazione per lo storytelling di un’azienda, di un prodotto per non parlare delle forme di conversazione tra azienda e consumatori, ancora di più questa tesi posso affermarla con certezza per il settore dove quotidianamente ho contatti e relazioni: il piccolo commercio.

Shopping a Castel Maggiore

I commercianti, infatti, sono piuttosto restii a pensare che il canale web sia indicato per potenziare e incrementare il bacino di influenza della propria attività, per raccontarsi e raccontare la propria storia e la propria esperienza.

Termini come geomarketing e social media applicati ai singoli negozi sono ancora un miraggio per pochi e, aspetto non secondario, non c’è ancora un metodo unico e coordinato per promuoversi con risultati tangibili.

Noi ci stiamo provando in tre comuni della provincia di Bologna: nel 2007 è nato Castel Maggiore Shopping, che riunisce ben 130 tra negozi e artigiani riuniti insieme sotto un unico brand e coordinati per ciò che riguarda la comunicazione integrata e le azioni di marketing diretto. Nel 2009 siamo riusciti a coinvolgere anche gli studenti dell’Istituto Keynes di Castel Maggiore per realizzazione di un blog studentesco che attivamente coinvolgesse i commercianti e svolgesse il ruolo di redazione del portale.Persiceto in shopping

Sempre nel 2009 è stata la volta di Persiceto in Shopping, che coinvolge attivamente i commercianti di San Giovanni in Persiceto e realizza diverse manifestazioni, che hanno ampio successo realizzate in collaborazione con l’attivissima Proloco cittadina. Ai commercianti abbiamo dato supporto informatico, realizzato locandine e vetrofanie per identificare i negozi aderenti, attivato la pagina di Facebook che quotidianamente è la via privilegiata per comunicare eventi, concorsi, foto dei singoli prodotti in vendita ecc.

Ora, con i commercianti della Valle dell’Idice, composta da San Lazzaro di Savena, Castenaso e Ozzano Emilia, nascerà Valle dell’Idice Shopping (di cui qui vedete in anteprima il logo), progetto ancor più ambizioso perché vuole riunire non solo i commercianti di un singolo territorio, ma tutti i negozianti dei tre comuni della pianura bolognese.

Valle dell'Idice Shopping

Sono progetti piuttosto complessi, soprattutto per ciò che riguarda il coordinamento interno di tutti i commercianti che partecipano al portale.

I comitati degli operatori sono spesso composti da commercianti volenterosi e dinamici che hanno la funzione di referenti per le informazioni riguardanti gli eventi e le manifestazioni che si svolgono nel comune (nel caso di san lazzaro e castel maggiore sono direttamente le istituzioni stesse che ci informano tempestivamente degli eventi che si realizzano in città, sia quelli a scopo commerciale che non).

Infine ogni commerciante ha uno spazio a sua completa disposizione dove poter inserire volantini promozionali, immagini e ulteriori informazioni per caratterizzare il proprio spazio sul portale.

Ma quali sono gli ingredienti affinché questi portali siano ben di più delle Yellow pages di un territorio? A mio parere gli elementi di successo sono tre:

1. Un comitato degli operatori veramente coeso e disposto a promuovere l’interezza e l’attrattività di tutto il territorio cittadino invece che la singola attività, con la convinzione cioè che la compartecipazione fortifica il territorio nel suo insieme, aumenta la risonanza in un’ottica multicanale e diventa la vera forza di ogni singola attività commerciale;

2. Un’associazione di categoria dinamica che colga in maniera tempestiva le opportunità che i nuovi media mettono a disposizione e li metta a disposizione dei commercianti in un pacchetto di servizi che sia veramente di supporto all’attività di ogni singolo associato;

3. Un’istituzione cittadina che partecipa attivamente al progetto e parallelamente ad esso organizza manifestazioni ed eventi che contribuiscano a vivacizzare l’area e arricchiscano di proposte culturali e non il proprio territorio.

Senza questi tre requisiti ogni iniziativa, per quanto dotata di mezzi tecnologici avanzati, è destinata a costruire “scatole vuote”, che deludono il cliente e il commerciante e di sicuro non aggiungono niente ai singoli siti web degli operatori commerciali.

Ci piacerebbe proseguire il discorso in uno dei prossimi post, magari raccontandovi il rapporto tra i commercianti e i social network. Oppure aspettiamo i vostri commenti per capire quali argomenti vorreste trattare intorno a questo tema.

14 giugno 2010

Personal branding e brand: gli scenari coincidono?

La prima fila è delle persone. Ma l’enfasi sulle persone, o meglio sulle risorse umane come valore strategico per le aziende, non è un concetto particolarmente nuovo, lo è invece quello di costruire un brand sulla persona. Ma la brandizzazione delle persone produce effetti positivi per le aziende? E in che termini si possono usare i benefici del “brand con un volto umano”?

Non si sta parlando dei polli firmati a uno a uno da Giovanni Amadori, ma di un metodo che è diventato valido soprattutto per i giovani. No way out. Di sicuro il personal branding mette sul piatto un concetto quasi sconosciuto in Italia (che sostengo a rischio di dare a questo post un taglio moralizzatore): il merito personale. I più capaci e quelli che meglio si ritagliano il loro posto al sole emergono.

Mi diceva un amico: “se io sono il più bravo a fare la punta alle matite e mi metto a fare tutorial su youtube, vengo contattato dalla stampa ogni qualvolta serva l’opinione dell’appuntatore di matite e così, intervento dopo intervento, barcamp dopo barcamp, intesso relazioni, contatti, scambio hashtag e retweet con i relativi partecipanti e acquisto expertise”. A parte la scelta paradossale la realtà non si allontana molto da questo esempio.

L’iter del personal brander infatti è più o meno questo:

  1. Leggo, leggo, leggo, poi intreccio relazioni e commento i post altrui,
  2. prendo appunti, conservo link e articoli interessanti con de.li.cious (o simili),
  3. seguo persone/aziende interessanti attraverso Google reader,
  4. monitoro parole chiave attraverso Google alert,
  5. tengo traccia dei progetti e degli interventi con Twitter,
  6. contatto interlocutori chiave per avere un loro parere, nella logica della wikicrazia.

Poi, dico la mia (in maniera asincrona).

Liberamente e quotidianamente: sui blog, forum e community.

Se sono conosciuto sul web comincio a prendere spunti in giro e magari chiedo la collaborazione di altri blogger (ho visto casi realmente partecipativi).

Rilascio sul blog il mio libro (o una buona presentazione su slide share) in versione completamente scaricabile e gratuita, così il mio nome comincia a girare, magari vengo invitato a barcamp, convegni, fiere per dare il mio contributo, la mia personale visione di esperto.

Ritagliarsi una nicchia è perciò l’imperativo per il personal brander, trovare uno spazio ancora incolmato che mi renda indispensabile come opinion leader, affidabile ma aperto e facilmente contattabile.

Ma fino a che punto? Fino a quando l’azienda che sta dietro l’avatar (se c’è un’azienda dietro) approfitterà di questa popolarità individuale? E di conseguenza: i brand hanno perso di identità?

Di sicuro è pervasivo il concetto di individuo, ma come non fare sfociare questo in egotismo?

Allora, forse, è arrivato il momento di tirare le fila del discorso definendo alcune linee di orientamento, valevoli nei settori in cui il personal branding funziona:

1 – il brand aziendale scomparirà? La sua identità no, ma di sicuro la geolocalizzazione definirà sempre di più i confini dell’azione del personal branding, a beneficio dei luoghi dove le persone vivono, lavorano, si relazionano e dove possono spendere la loro personal brand, altrove difficilmente replicabile. E il brand avrà il vantaggio non piccolo di adattare attraverso il personal branding la propria immagine locale (compresa l’organizzazione di eventi, comunicazione, marketing).

2 – il prodotto/servizio standard, format valido per qualsiasi binomio luogo-persone, è tecnicamente morto. Esisterà una sartorialità nella definizione dei prodotti maniacale. La rivincita dell’artigianalità contro il taylorismo dei servizi.

3 – se il fenomeno era cominciato come umanizzazione del brand, ora i personal brander si sono “montati la testa” e non hanno bisogno di un’azienda. Sono essi stessi l’azienda. La rivincita delle partite iva?

Il personal branding, nella sua accezione web, ancora non ha investito ambiti tradizionali come ad esempio il commercio, ma nulla vieta che questa opportunità sia sfruttata per caratterizzare l’offerta aziendale.

Infine, vi pongo un interrogativo aperto: un giorno si potrà diventare personal brandee acquistando servizi e prodotti per costruire il proprio personal branding su misura? Chi costruirà questi pacchetti: uno psicologo, un economista, un sociologo, un esperto di web marketing o un despecializzato che ha assorbito tutte queste discipline insieme?